"The New Du" si doveva chiamare il nuovo album di Erykah Badu, poi poco prima dell' uscita ha subito un drastico cambiamento in "Mama's Gun". Un titolo di forte impatto sicuramente, ma ben giustificato dalla cantante stessa: "Quando una madre tira fuori la pistola che nasconde da tempo in casa, significa che c'è una ragione molto seria, una situazione in cui sente il bisogno di proteggere i propri figli"… e proprio come questa madre, Erykah Badu sente il bisogno di proteggere e curare la gente con la sua musica. Dopo tre anni sono successe tante cose per la Badu: la nascita di suo figlio, la separazione dal marito Andre (MC del gruppo di culto Outkast) e l'incontro con un altro artista sfociato in amore… nasce “Mama's Gun”, un contenitore di emozioni illimitate che come il vaso di pandora si apre dando vita al suo terzo album che - come non mai - fonde jazz, R&B, hip hop, raggae e funk agli ipnotici ritmi africani. Miss Badu non delude le aspettative, non da’ vita ad un nuovo "Baduizm", ma fa ben altro (e ben più difficile) ovvero ne crea un degno successore, da una parte seguendo un filo conduttore lasciato con "Baduizm" con le traccie "…& On", "Didn't Cha Know" e "Cleva", ma anche dimostrando una sua incredibile, coraggiosa ed alquanto inaspettata evoluzione stilistica in particolare nella traccia "Penitentiary Philosophy", dove il blues incontra il funk ed il rock creando un mix esplosivo. La Badu sembra lasciare definitivamente il ruolo di songwriter per vestire i panni di poetessa divinamente ispirata, per culminare nella splendida "Bag Lady". Un emotional bag, come lo definisce la nubian Queen del new soul americano, un peso, quello emozionale che la Badu si trascina su una spalla come una pesante borsa. "Bag Lady, perderai il tuo autobus / non riesci a sbrigarti perché porti troppe cose con te", canta Erykah. La Badu come mai ha avuto tanto controllo sul proprio lavoro: canta, scrive, produce, arrangia, suona e dirige il lavoro dei suoi collaboratori, primi fra tutti Ahmir ?estlove Thompson e James Poyser, (entrambi membri dell'acclamato gruppo The Roots), ed ancora Jay Dee, il più richiesto produttore del momento; Pino Palladino, già collaboratore di D'Angelo; il leggendario Roy Ayers stella del jazz/soul e funk; Stephen Marley, che nel duetto "In love with you" riempie di parole d'amore la dolce Erykah; ed infine Roy Hargrove, virtuoso del sax che la accompagna sulla traccia finale "Green Eyes" che insieme ad "Orange Moon" ingannano ancora una volta l'ascoltatore facendogli credere che Billie Holiday non se ne sia mai andata ma che continui a vivere nello spirito e nella voce di Erykah, l'ultima dea del soul di questo millennio.